il supramonte
Il Supramonte è un complesso montuoso di altopiani carbonatici che occupano la parte centro-orientale della Sardegna. Si estende su una superficie di circa 35.000 ha (350 km²) occupando gran parte del territorio di Oliena, Orgosolo, Urzulei, Baunei e Dorgali, località situate lungo la base delle imponenti pareti calcaree che delimitano i confini degli altopiani.Il Supramonte di Baunei si estende per 14800 ha . Comprende l'estremità sud orientale dell'altopiano corrispondente alla parte nord della provincia dell'Ogliastra. Oltre alle sue spiagge da sogno considerate le più belle del Mediterraneo, questo territorio ha tante altre cose da offrire: l'altopiano di Golgo, i siti archeologici(nuraghi ecc...), i vecchi ovili tradizionali, panorami mozzafiato e l'ospitalità genuina di un popolo che è parte integrante della natura selvaggia di questi luoghi.
Raggiungendo la costa, l'altopiano precipita sul mare rendendo alquanto difficoltoso l'accesso via terra ad una serie di spiagge e di cale incastonate lungo le falesie come Cala Biriala, Cala Goloritzé, Ispulige de Nie. Insieme al Gennargentu il Supramonte è senz' altro la montagna sarda più famosa, sopratutto per i fantastici scenari selvaggi e inospitali che la rendono meta di appassionati di trekking da tutto il mondo. Qui infatti si può vivere l'ebbrezza di passare dei giorni senza che si incontri anima viva, oppure si possono percorrere dei veri sentieri di montagna che poi ti portano al mare. Si, proprio così, dalla montagna al mare in un attimo, perchè la particolarità di questo posto è proprio quella.
l'altopiano di golgo
San Pietro
Proprio di fronte alla chiesa parrocchiale di San Nicola a Baunei si inerpica una strada che, con una forte pendenza ma con un panorama mozzafiato porta sul Supramonte e all'altopiano di Golgo. Questo altopiano è un' isola di roccia vulcanica in un mare di pietra calcarea. Ma è anche e sopratutto un concentrato di attrazioni turistiche in pochi km quadrati. Qui troviamo infatti tante testimonianze dell'epoca nuragica, una voragine profondissima, una chiesa caratteristica e tanti animali allo stato brado.
Il simbolo di Golgo è senza dubbio la chiesetta consacrata a San Pietro che si trova al centro dell'altopiano. Costruita alla fine del seicento è meta ogni anno di migliaia di visite da parte di turisti e pellegrini.la leggenda vuole che S. Pietro abbia liberato la popolazione di Golgo da "S' asserpente", che viveva dentro la voragine de su sterru e per placare la sua ira divorava le giovani vergini del paese. Per ringraziare il santo di questa liberazione venne costruita questa chiesa campestre. La struttura è molto semplice, come la maggior parte delle chiese di campagna della Sardegna è composta da un unico salone, e tutto attorno è circondata da una cinta muraria in pietra che racchiude all'interno del recinto anche "us istàulus", cioè i vecchi alloggi per i pellegrini che arrivavano a Golgo da tutti i paesi della zona per la festa di San Pietro alla fine di Giugno. Ancora oggi sono migliaia le persone che arrivano a Golgo il giorno della festa, sia per ammirare la bellissima processione a cavallo sull'altopiano, e sia per mangiare la famosa e saporitissima carne di capra di Baunei.
Infatti da una decina d'anni si è deciso di riprendere la vecchia tradizione della festa in chiave turistica: a turno i pastori di Baunei ogni anno organizzano la sagra della carne di capra. La carne di capra di Baunei ha un sapore particolare perchè su queste montagne a picco sul mare gli arbusti sono salati e le conferiscono un sapore forte e caratteristico.
Infatti da una decina d'anni si è deciso di riprendere la vecchia tradizione della festa in chiave turistica: a turno i pastori di Baunei ogni anno organizzano la sagra della carne di capra. La carne di capra di Baunei ha un sapore particolare perchè su queste montagne a picco sul mare gli arbusti sono salati e le conferiscono un sapore forte e caratteristico.
su sterru e as piscinas
Il Monumento naturale Su Sterru, più noto come Voragine di Golgo, in sardo Su Sterru o S'Isterru è un inghiottitoio naturale che si apre all'improvviso sull'altopiano di Golgo nei pressi della chiesa campestre di San Pietro, nel Supramonte di Baunei. È ritenuta tra le più profonde voragini a singola campata d'Europa .
Il significato corrente del nome "stérru" significa "distesa", dal verbo istérrere(=stendere), che sembrerebbe pertanto estraneo a questa forma. Esso significa però anche luogo scavato e pertanto "su disterru" è l’abisso.
Si tratta di una voragine carsica creatasi nel calcare giurese, si trova ad un'altitudine di circa 400 metri sul livello del mare e ha il suo fondo dopo un salto pressoché verticale di circa 275 metri. La sezione della voragine, di tipo ellitico, si mantiene uniforme per buona parte del suo sviluppo con un diametro di circa 25 metri che diventano 40 al fondo. La parte più superficiale dell'inghiottitoio, di circa 25 metri, è formata da rocce nere basaltiche, la restante è formata da rocce bianche calcaree.
La cavità, nota fin dall'antichità, ha subito diversi tentativi di esplorazione che per parecchi anni si sono rivelati infruttuosi poiché le corde utilizzate dai vari speleologi nei tentativi di raggiungerne il fondo, risultavano essere troppo corte rispetto alle dimensioni della voragine. Solamente nell'estate del 1957 gli speleologi del Gruppo Grotte Nuorese riuscirono a toccare la base dell'inghiottitoio che peraltro risultava completamente ricoperto dalle numerose pietre lanciate dai visitatori. In epoche più recenti diverse spedizioni ne hanno raggiunto il fondo; le pareti dell'inghiottitorio sono state fotografate metro per metro ed un gruppo di biologi ha soggiornato per diversi giorni all’interno della cavità allo scopo di studiare la flora e la microfauna presente. La voragine, massiccia ed imponente, sebbene inserita nell'ambiente carsico del Supramonte, presenta nella sua parte superiore rocce di tipo vulcanico di colore nero mentre quella più profonda ha natura calcarea. Fino al 1957 si considerava che la voragine fosse la bocca di un vulcano e le stesse carte topografiche ne segnalavano l'ingresso con il nome di Cratere vecchio. Si ipotizzava, infatti, che da qui fossero uscite le lave nere che tuttora ricoprono parte dell' altopiano. Quando, dunque, gli speleologi esplorarono per la prima volta l'abisso, ci si rese conto che la voragine di Golgo è stata creata da normali fenomeni di erosione e nello specifico dal crollo di parte delle pareti basaltiche che sovrastano la roccia calcarea. Tale crollo, si ritiene che sia dovuto all'erosione della roccia calcarea operato principalmente dall'acqua che, ad un certo punto, non sarebbero più state in grado di sopportare la mole del peso delle rocce sovrastanti. Sicuramente in tempi antichi l'area attorno a s' isterru era molto importante, visto che a poca distanza abbiamo un circolo megalitico e "AS PISCINAS", delle conche naturali modificate nella forma dagli antichi abitanti dell'altipiano probabilmente per essere sfruttate per la lavorazione dei metalli. Non è da escludere però che fossero anche e sopratutto dei luoghi di culto. In un territorio carsico come quello del supramonte ancora oggi as piscinas sono un importante riserva di acqua per tutto il bestiame della zona; infatti durante tutta la stagione calda queste vasche seminaturali sono sempre circondate da vacche maiali e capre.
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Il significato corrente del nome "stérru" significa "distesa", dal verbo istérrere(=stendere), che sembrerebbe pertanto estraneo a questa forma. Esso significa però anche luogo scavato e pertanto "su disterru" è l’abisso.
Si tratta di una voragine carsica creatasi nel calcare giurese, si trova ad un'altitudine di circa 400 metri sul livello del mare e ha il suo fondo dopo un salto pressoché verticale di circa 275 metri. La sezione della voragine, di tipo ellitico, si mantiene uniforme per buona parte del suo sviluppo con un diametro di circa 25 metri che diventano 40 al fondo. La parte più superficiale dell'inghiottitoio, di circa 25 metri, è formata da rocce nere basaltiche, la restante è formata da rocce bianche calcaree.
La cavità, nota fin dall'antichità, ha subito diversi tentativi di esplorazione che per parecchi anni si sono rivelati infruttuosi poiché le corde utilizzate dai vari speleologi nei tentativi di raggiungerne il fondo, risultavano essere troppo corte rispetto alle dimensioni della voragine. Solamente nell'estate del 1957 gli speleologi del Gruppo Grotte Nuorese riuscirono a toccare la base dell'inghiottitoio che peraltro risultava completamente ricoperto dalle numerose pietre lanciate dai visitatori. In epoche più recenti diverse spedizioni ne hanno raggiunto il fondo; le pareti dell'inghiottitorio sono state fotografate metro per metro ed un gruppo di biologi ha soggiornato per diversi giorni all’interno della cavità allo scopo di studiare la flora e la microfauna presente. La voragine, massiccia ed imponente, sebbene inserita nell'ambiente carsico del Supramonte, presenta nella sua parte superiore rocce di tipo vulcanico di colore nero mentre quella più profonda ha natura calcarea. Fino al 1957 si considerava che la voragine fosse la bocca di un vulcano e le stesse carte topografiche ne segnalavano l'ingresso con il nome di Cratere vecchio. Si ipotizzava, infatti, che da qui fossero uscite le lave nere che tuttora ricoprono parte dell' altopiano. Quando, dunque, gli speleologi esplorarono per la prima volta l'abisso, ci si rese conto che la voragine di Golgo è stata creata da normali fenomeni di erosione e nello specifico dal crollo di parte delle pareti basaltiche che sovrastano la roccia calcarea. Tale crollo, si ritiene che sia dovuto all'erosione della roccia calcarea operato principalmente dall'acqua che, ad un certo punto, non sarebbero più state in grado di sopportare la mole del peso delle rocce sovrastanti. Sicuramente in tempi antichi l'area attorno a s' isterru era molto importante, visto che a poca distanza abbiamo un circolo megalitico e "AS PISCINAS", delle conche naturali modificate nella forma dagli antichi abitanti dell'altipiano probabilmente per essere sfruttate per la lavorazione dei metalli. Non è da escludere però che fossero anche e sopratutto dei luoghi di culto. In un territorio carsico come quello del supramonte ancora oggi as piscinas sono un importante riserva di acqua per tutto il bestiame della zona; infatti durante tutta la stagione calda queste vasche seminaturali sono sempre circondate da vacche maiali e capre.
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gli abitanti di golgo
asinelli sardi
Uno dei motivi per cui a tutti piace salire a Golgo è la straordinaria quantità di animali allo stato brado che pascola sull'altopiano. Come già detto, da sempre il supramonte è terra di pastori, e la totale assenza di proprietà private e dunque di recinzioni permette a tutti gli animali di circolare indisturbati. Dunque passeggiando sul'altopiano di Golgo avrete la possibilità di fotografare ed accarezzare i famosi asinelli, le mucche, i maialetti sardi, le capre e le pecore...e se siete fortunati potreste avere un incontro ravvicinato con un cinghiale o con dei mufloni. Questo contatto con gli animali lo rende un appuntamento importante sopratutto per le famiglie, i vostri bambini ve ne saranno grati. Tutto attorno all'altopiano sono poi tanti gli ovili ancora abitati dai pastori dove è possibile vedere come funziona adesso e come funzionava prima la vita dei caprari del supramonte.
gli antichi ovili
Il barraccu è la costruzione tipica degli ovili del Supramonte, la sua bellezza consiste nella sua forma caratteristica e nel suo essere completamente costruito con materiali ecologici e reperibili facilmente in loco (pietra e legno di ginepro). La sua forma deriva direttamente dalla capanna nuragica, con una capanna circolare composta da un muro a secco alla base e una copertura di rami di ginepro a formare un cono. Il barraccu, oltre che per dormire e mangiare era anche il luogo dove avveniva la trasformazione del latte in formaggio. Di fianco al barraccu c'era sempre il ricovero per gli animali, detto "sa corte", anche in questo caso costruito con gli stessi materiali cioè pietra e legno di ginepro. Ora per motivi scontati di comodità sono veramente pochissimi gli ovili a barraccu abitati. Tutti gli altri sono disabitati, lungo i sentieri che percorrono in lungo e in largo il Supramonte se ne incontrano un pò ovunque, segno di quanto gli abitanti del luogo abbiano abitato la loro montagna traendone soppravvivenza, ognuno di questi vecchi ovili ha il suo fascino e la sua storia da raccontare. Esistono ancora oggi degli ovili ristrutturati dove poter incontrare gli ultimi caprari del Supramonte e ammirare la difficoltà e le modalità di questo lavoro arcaico, assistere alla mungitura e alla lavorazione del formaggio; in alcuni di questi ovili potrete anche pranzare con i pastori scoprendo così dei sapori che ormai è difficile trovare.
Direttamente dal produttore al consumatore potrete assaggiare il prosciutto locale, il formaggio caprino, la ricotta e i famosi arrosti tipici di questa parte di Sardegna: la capra, la vitella e il porcetto.
Direttamente dal produttore al consumatore potrete assaggiare il prosciutto locale, il formaggio caprino, la ricotta e i famosi arrosti tipici di questa parte di Sardegna: la capra, la vitella e il porcetto.